Tassonomia del guerrafondaio italico nel post-parigi
C’è il populista che strilla “guerra subito”.
C’è quello di destra che, all’insegna del “armiamoci e partite“, invoca “guerra subito”.
E poi, c’è quello, di sinistra, che con giri di parole eleganti scrive qualcosa che significa “guerra subito”.
Tutti, ovviamente, con e sulla pelle degli altri.
L’articolo è perfetto, ed è vero, tutti vogliono che siano sempre gli altri a fare guerra.
In questi giorni siamo sommersi da una “valanga” di servizi giornalistici, o dibattiti in cui, a parte l’allarmismo da “fine del mondo” o che dietro ogni nostra porta c’è un terrorista pronto a farsi saltare in aria, non c’è una spiegazione dei fatti, della situazione geopolitica in atto, delle alleanza strategiche che cambiano a seconda delle convenienze, delle forze in campo. Si parla del mondo islamico come se fosse un monolite (molti non sanno, per esempio, nemmeno la differenza tra sunniti e sciiti) e gli organi di informazione che dovrebbero approfondire, spiegare, divulgare, cercano solo il sensazionalismo, magari attraverso immagini brutali e di fatto del tutto inutili che non sia l’orrore trash. Per non parlare di molti politici ospiti nei vari salotti televisivi in cui il nulla è l’oggetto dei loro discorsi.
Basta politici in tv, in questi giorni, dopo le stragi in Francia e in Mali, non se ne può più di politici nelle varie trasmissioni a dire niente, solo commenti banali e sciocchi.
Anche le tv dovrebbero informare e non spaventare, fare informazione serie significa, secondo me, dare notizie, giusti consigli di prudenza ma non come sta accadendo in questi giorni dare un vero “terrore mediatico”.